3 marzo 2010

Fotoritocco in the cloud

Dday ci informa che Google ha recentemente acquistato Picnik, un portale gratuito di fotoritocco completamente online, che gli permetterà ben presto di allargare il suo portfolio di applicazioni online anche al photoediting.
Andrà quindi a fare compagnia, solo per citarne alcuni, alla suite di produttività personale (Docs, composta da editor di testi, foglio di calcolo e creazione di presentazione) e alla ormai diffusissima casella di posta elettronica Gmail, che assieme a Calendar diventa quasi un perfetto sostituto di Microsoft Outlook.
In effetti ancora mancava un programma del genere tra la selva di applicativi che già ci offre BigG, e non è un caso che anche il settore del fotoritocco sia entrato a farne parte.

La strategia di Google infatti è, se ci si pensa, per certi versi terribilmente inquietante, ossia rendere letteralmente indispensabile una cosa che mai con nessuno sconosciuto faremmo mai, cioè permettergli di conoscere tutto, o quasi, della nostra vita: i fatti nostri, le nostre abitudini, le nostre preferenze. Dalla mail che scriviamo ai nostri colleghi di lavoro, alla conversazione con la fidanzata o il video delle nostre vacanze.
Il grande progetto che Mountain View spera di realizzare in un futuro piuttosto prossimo nella nostra vita di tutti giorni è, infatti, passare dall'archiviazione dei dati su computer con dischi sempre più capienti e cpu sempre più potenti, all'uso di computer sempre più piccoli, leggeri e, volendo, anche meno performanti di una volta (magari con una piccola memoria a stato solido al posto di un disco fisso, decisamente più rapida e resistente ai maltrattamenti come cadute e vibrazioni) che possano però contare su risorse (spazio e computazione) "in the cloud", come usa dire di questi tempi. Ossia nella rete o, per meglio dire, sui computer e i server di Google.
Non è un caso, infatti, che Google stia cercando da una parte di buttarsi nel business della produzione di energia, e dall'altra di delocalizzare i propri datacenter in paesi freddi come Scandinavia e Siberia dove le spese di condizionamento sono per ovvi motivi decisamente più contenute, proprio per far fronte alle enormi capacità di archiviazione e capacità di calcolo di cui probabilmente dovranno presto aver bisogno.

Certo, penso che ormai solo pochi stolti credano che la ragione sociale del colosso dei motori di ricerca sia "onlus" quando invece è ovviamente "inc", e Google userà tutto ciò che gli forniamo esclusivamente (o quasi) per fare utili e monetizzare i nostri dati profilandoci e fornendo agli investitori pubblicitari la possibilità di offrirci annunci studiati e mirati sui nostri gusti e le nostre abitudini.
Cerchiamo di non dimenticarlo mai quando, con l'entusiasmo del primo giorno di scuola, buttiamo tonnellate di affari nostri sul computer di qualcun altro, stando sempre molto attenti alle impostazioni relative alla privacy di ogni servizio che usiamo, ossia come e quanto i nostri dati sono visibili a un'utenza più o meno vasta, tenendo eventualmente nascoste le informazioni di cui magari siamo più gelosi o riteniamo siano più sensibili.

Da ultimo, ricordiamoci sempre che tanto più un sito, un portale, un servizio web sono diffusi e "famosi", quanto più sarà appetitoso per hacker e cyber criminali di tutto il mondo, esponendoci quindi al rischio che i dati che gli affidiamo possano essere rubati o in qualche modo violati. Con tutte le conseguenze del caso. Ma di questo forse parlerò in un altro post.

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