9 luglio 2010

Parole sante

”La politica è una brutta cosa”, “che me ne importa della politica”: quando sento fare questo discorso, mi viene sempre in mente quella vecchia storiellina, che qualcheduno di voi conoscerà, di quei due emigranti, due contadini, che traversavano l’oceano su un piroscafo traballante. Uno di questi contadini dormiva nella stiva e l’altro stava sul ponte e si accorgeva che c’era una gran burrasca con delle onde altissime e il piroscafo oscillava: E allora questo contadino impaurito domanda a un marinaio: “Ma siamo in pericolo?”, e questo dice: “Se continua questo mare, il bastimento fra mezz’ora affonda”. Allora lui corre nella stiva svegliare il compagno e dice: “Beppe, Beppe, Beppe, se continua questo mare, il bastimento fra mezz’ora affonda!”. Quello dice: ” Che me ne importa, non è mica mio!”. Questo è l’indifferentisno alla politica.
E’ così bello, è così comodo: la libertà c’è. Si vive in regime di libertà, c’è altre cose da fare che interessarsi alla politica. E lo so anch’io! Il mondo è così bello, ci sono tante cose belle da vedere, da godere, oltre che occuparsi di politica. La politica non è una piacevole cosa. Però la libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di
asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent’anni, e che io auguro a voi, giovani, di non sentire mai, e vi auguro di non trovarvi mai a sentire questo senso di angoscia, in quanto vi auguro di riuscire a creare voi le condizioni perché questo senso di angoscia non lo dobbiate provare mai, ricordandovi ogni giorno che sulla libertà bisogna vigilare, dando il proprio
contributo alla vita politica.

È quando leggo pensieri come questo che mi accorgo che di politici degni di tal nome, in Italia, non v'è quasi più traccia. Ci sono solo mezzuomini, ominicchi e quaquaraquà che ci sguazzano, dentro la nostra indifferenza.

1 luglio 2010

La bacchetta del matte

La settimana scorsa, in ciclofficina, ho recuperato il mezzo cadavere di una splendida bici con freni a bacchetta, che ho scoperto poi essere una pregiatissima Umberto Dei. Ai profani (e fino a qualche mese fa ero uno di loro) suonerà piuttosto anonimo, ma è un marchio che nel nuovo vende attorno ai mille euro al pezzo, suppergiù, di bici tipo quelle nella foto. Di lavoro ce n'è ma non sembra troppo, ad occhio. Il vero casino sarà sistemare i freni, dato che ho già visto che mancano dei pezzi e sulle bacchette sono assolutamente ignorante. Scrivo qui in modo da avere traccia di quando l'ho presa in carico. Non vedo l'ora di farmi una pedalata con questo gioiellino tra rotaie e pavè!