18 febbraio 2010

Prove di Net Neutrality...e in Italia?

Al recente Mobile World Congress, in corso in questi giorni a Barcellona, Verizon annuncia che non opporrà più limitazioni a chiamate e chat Skype sulla sua rete. Il tema è davvero di quelli che scottano: si tratta della tanto dibattuta Net Neutrality.

Da anni in rete si discute di in cosa debba consistere un accesso ad internet. I modelli che si scontrano sono solitamente due: il punto di vista delle telco, le grandi compagnie telefoniche e gli operatori di accesso ad internet (come Telecom, Infostrada, Fastweb, Vodafone, ecc.) e quello degli utenti e di chi offre servizi su internet (come chi offre servizi di messaggistica tipo Messenger o Skype, gestori di posta elettronica, video sharing come Youtube, ecc.).

Ai primi, che offrono l'accesso e la banda, piacerebbe monetizzare tutti o buona parte dei bit che transitano sulle loro reti, ponendo limiti e soglie a gran parte delle nostre attività in rete. Succede già nelle reti ad accesso mobile, in quanto l'etere, essendo una risorsa di banda molto scarsa, deve essere gestita con estrema (eccessiva?) parsimonia.
Skype e tutti gli altri software di messaggistica/chiamate voip si mettono infatti in concorrenza coi tradizionali servizi di telefonia e SMS degli operatori telefonici, che hanno margini spropositati su questi servizi, rispetto al loro reale impatto sui costi (una chiamata voce nella peggiore delle ipotesi occupa qualche Kb/s, a fronte di un'offerta che spesso è di centinaia di Kb/s, per non parlare di un messaggio di testo, che consta di poche decine di byte e che ha un costo praticamente nullo per l'operatore telefonico il quale ce lo rivende spesso a più di 10 centesimi di euro!).
In pratica è un po' come se quando andate in autostrada, al momento di pagare il biglietto vi venisse fatto pagare un prezzo diverso a seconda del fatto che abbiamo transitato in prima, seconda o terza corsia, andando quindi a velocità più o meno alta.

I secondi invece, si battono per avere, appunto, una rete neutra, nel senso che l'operatore dovrebbe fornire solamente l'accesso e farsi pagare per questo, senza costi aggiuntivi per qualsiasi servizio di cui si fa uso (o al massimo offrirli ma in alternativa a quelli che ci sono, e non in esclusiva).

In Italia ormai siamo abituati da anni alle associazioni dei consumatori che strillano e agli operatori che fanno orecchie da mercante (coi costi per SMS e chiamate più cari d'Europa), chissà se il dibattito in corso negli Stati Uniti arriverà prima o poi anche da noi...

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