4 marzo 2010

Dei delitti e delle pene

La Norvegia, come ogni altro paese scandinavo e del Nord Europa, non perde occasione per darci occasioni di civiltà. È stata appena inaugurata, infatti, probabilmente la più moderna e accogliente prigione di tutto il mondo. Dovrebbe farci riflettere sul significato e il senso dei provvedimenti restrittivi della libertà personale, come la custodia cautelare, meglio nota come reclusione. Noi infatti, siamo costretti a tenere il conto della nostra civiltà con rubriche come questa sul blog di Metilparaben.

3 marzo 2010

Fotoritocco in the cloud

Dday ci informa che Google ha recentemente acquistato Picnik, un portale gratuito di fotoritocco completamente online, che gli permetterà ben presto di allargare il suo portfolio di applicazioni online anche al photoediting.
Andrà quindi a fare compagnia, solo per citarne alcuni, alla suite di produttività personale (Docs, composta da editor di testi, foglio di calcolo e creazione di presentazione) e alla ormai diffusissima casella di posta elettronica Gmail, che assieme a Calendar diventa quasi un perfetto sostituto di Microsoft Outlook.
In effetti ancora mancava un programma del genere tra la selva di applicativi che già ci offre BigG, e non è un caso che anche il settore del fotoritocco sia entrato a farne parte.

La strategia di Google infatti è, se ci si pensa, per certi versi terribilmente inquietante, ossia rendere letteralmente indispensabile una cosa che mai con nessuno sconosciuto faremmo mai, cioè permettergli di conoscere tutto, o quasi, della nostra vita: i fatti nostri, le nostre abitudini, le nostre preferenze. Dalla mail che scriviamo ai nostri colleghi di lavoro, alla conversazione con la fidanzata o il video delle nostre vacanze.
Il grande progetto che Mountain View spera di realizzare in un futuro piuttosto prossimo nella nostra vita di tutti giorni è, infatti, passare dall'archiviazione dei dati su computer con dischi sempre più capienti e cpu sempre più potenti, all'uso di computer sempre più piccoli, leggeri e, volendo, anche meno performanti di una volta (magari con una piccola memoria a stato solido al posto di un disco fisso, decisamente più rapida e resistente ai maltrattamenti come cadute e vibrazioni) che possano però contare su risorse (spazio e computazione) "in the cloud", come usa dire di questi tempi. Ossia nella rete o, per meglio dire, sui computer e i server di Google.
Non è un caso, infatti, che Google stia cercando da una parte di buttarsi nel business della produzione di energia, e dall'altra di delocalizzare i propri datacenter in paesi freddi come Scandinavia e Siberia dove le spese di condizionamento sono per ovvi motivi decisamente più contenute, proprio per far fronte alle enormi capacità di archiviazione e capacità di calcolo di cui probabilmente dovranno presto aver bisogno.

Certo, penso che ormai solo pochi stolti credano che la ragione sociale del colosso dei motori di ricerca sia "onlus" quando invece è ovviamente "inc", e Google userà tutto ciò che gli forniamo esclusivamente (o quasi) per fare utili e monetizzare i nostri dati profilandoci e fornendo agli investitori pubblicitari la possibilità di offrirci annunci studiati e mirati sui nostri gusti e le nostre abitudini.
Cerchiamo di non dimenticarlo mai quando, con l'entusiasmo del primo giorno di scuola, buttiamo tonnellate di affari nostri sul computer di qualcun altro, stando sempre molto attenti alle impostazioni relative alla privacy di ogni servizio che usiamo, ossia come e quanto i nostri dati sono visibili a un'utenza più o meno vasta, tenendo eventualmente nascoste le informazioni di cui magari siamo più gelosi o riteniamo siano più sensibili.

Da ultimo, ricordiamoci sempre che tanto più un sito, un portale, un servizio web sono diffusi e "famosi", quanto più sarà appetitoso per hacker e cyber criminali di tutto il mondo, esponendoci quindi al rischio che i dati che gli affidiamo possano essere rubati o in qualche modo violati. Con tutte le conseguenze del caso. Ma di questo forse parlerò in un altro post.

La croce non mi da fastidio



Milano, quartiere Isola, qualche settimana fa. :)

2 marzo 2010

Eccolo, il de-cretino


Che cosa avevo detto? La parte migliore è il ministro Rotondi quando dice: "si tratterebbe di un accorto tra gentiluomini per giocare alla pari nel Lazio". Ma che galante. Mi sembra un lupo travestito da agnello.

Update: a proposito di Rotondi, l'aveva detto lui, che faceva più male che bene, la pausa pranzo. Visto che la scusa ufficiale pare essere
Sui motivi del ritardo si rincorrono le ricostruzioni, lo stesso Milioni ha riferito di essere arrivato in tempo e poi, uscito a prendere un panino e rientrato cinquanta minuti dopo i termini, è stato bloccato da una schiera di carabinieri all'ingresso dell'ufficio e da militanti radicali – sostenitori di Emma Bonino, candidata del centrosinistra – che gli avrebbero impedito di espletare le pratiche.

Il mondo all'incontrario

Mentre qualcuno organizza comizi farneticanti sulla democrazia cancellata, dimenticando che forse non era il caso di presentarsi per consegnare la lista dei candidati alle 11.25, quando il termine era alle 12, rischiando, come poi è accaduto, di combinare dei pasticci, qualcun'altro, come il buon Pippo Civati aveva previsto, viene escluso dalla corsa alle regionali lombarde per irregolarità nella raccolta delle firme.
Quanto ci scommettiamo che a breve inizierà il più classico degli scontri istituzionali, ben farcito di insulti ai magistrati rompicoglioni che mettono i bastoni nelle ruote, ai burocrati puntigliosi che si soffermano su sottigliezze invece di pensare a correre dietro ai delinquenti veri, eccetera eccetera?
Ma se fosse capitato al partito dell'ultimo degli st....i, chi si sarebbe stracciato le vesti per difendere il pluralismo, per garantire ai cittadini di poter esprimere il loro voto? Non sarà mica che certi partiti sono più uguali degli altri...?

1 marzo 2010

Rai, di tutto, di più

Ieri, come ormai da due mesi tutti i conduttori di tutte le reti Rai ci ricordavano, era l'ultimo giorno per rinnovare l'abbonamento Rai. C'era pure a sottolinearlo uno spot di rara bellezza con Dj Francesco che purtroppo non sono riuscito a trovare.
Tralasciando l'elenco infinito dei buoni motivi che ci sarebbero per NON pagare il canone, vorrei soffermarmi su una cosa. Da anni la tivù di Stato insiste nel chiamare abbonamento una cosa che abbonamento non è, in quanto non si tratta altro che di una tassa sul possesso. Infatti, come recita l'art. 1 del regio decreto 21/02/1938,
Chiunque detenga uno o più apparecchi atti od adattabili alla ricezione delle radioaudizioni è obbligato al pagamento del canone di abbonamento, giusta le norme di cui al presente decreto.
Quindi, non sono soggetti al pagamento coloro che seguono le trasmissioni radiotelevisive, ma tutti quelli che sono in possesso di un televisore, o di una radio.

Ora, ben sapendo che Wikipedia non è la bocca della verità, ma solo per una questione di comodità, riporto da essa la definizione di "abbonamento":

L'abbonamento è una clausola di una convenzione (contratto) che un cliente contrae con un fornitore di servizi o beni al fine di poter accedere, per un certo periodo, a multipli di essi secondo una tariffa stabilita.

Se l'abbonamento è una clausola di una contratto, qualcuno mi potrebbe spiegare come c...o si fa a recedere?

Consumatori fidelizzati del nuovo millennio

Vi è mai capitato, qualche volta, di aprire il portafoglio e rendervi conto che era così affollato di tessere tanto da non riuscire nemmeno a trovare una banconota o la carta di identità?
Sicuramente, almeno in parte, la colpa è di un discreto quantitativo di fidelity cards, le tessere punti che ormai tutti, ma dico tutti i grandi marchi usano come strategia di marketing per legare a sè il consumatore.
Col risultato che ormai, tra punti fragola, mille miglia, punti spesamica, ikea family, you & agip, mediaworld multicard e chi più ne ha più ne metta, rischiamo seriamente di consegnare una di queste al posto della patente se in caso venissimo fermati per un controllo stradale.
A venire in nostro aiuto, almeno da qualche settimana a questa parte, sembrerebbe esserci Nectar, una carta fedeltà che già da anni esiste nel Regno Unito e che è pronta a sbarcare anche in Italia. In pratica, Nectar sarebbe una sorta di raccoglitore delle mille raccolte punti e bollini che infestano le tasche del nostro borsellino. Grazie ad accordi di partnership con marchi di primo piano come Sma e Auchan per la grande distribuzione, Ip e Api per benzine e prodotti petroliferi, Unieuro per l'elettronica di consumo e Hertz per quanto riguarda il noleggio di autoveicoli, Nectar unifica tutte le nostre spese in un'unica raccolta punti, con un catalogo e il nostro saldo punti consultabile da web. Oltre a questi, sono presenti anche diversi shop online come la vendita di biglietti aerei di Air France e Alitalia, Apple Store, iTunes, Dell e eBay per i prodotti tecnologici e laFeltrinelli per l'acquisto di libri online, solo per citare i più famosi.
Resta da capire in tutto questo, dove stia il guadagno di Nectar. Immagino (ma non ho verificato) che probabilmente venga riconosciuto all'utente una quantità di punti minore rispetto a quella del programma di fidelizzazione originario, raccogliendo quindi una certa percentuale come commissione. Per fare un esempio, se con la tessera punti di Auchan, ci viene riconosciuto un punto ogni 80 cent di spesa, magari Nectar ce ne attribuirà solo uno ogni euro.
Purtroppo, ad oggi, comunque i brand presenti sembrano essere ancora pochini per poterci permettere di alleggerire significativamente il nostro portafogli. Speriamo quindi che altri marchi aderiscano a questo nuovo sistema che mi auguro raccolga il favore di una buona fetta di consumatori.