23 febbraio 2010

Queste classi piene di immigrati

Sono piene di figli di extracomunitari anche perché noi di figli ne facciamo pochi, e se ne facciamo pochi è anche perché chi ci prova, poi, spesso viene trattato così.
E se succede alla responsabile marketing di Red Bull Italia, non voglio immaginare cosa succede alla cassiera dello Sma, alla centralinista di Tele2, alla commessa di Oviesse...

22 febbraio 2010

Vi raccontiamo che cos'è successo ma non perché è successo

Oggi ho visto di sfuggita un servizio al Tg1 che riferiva dello sciopero della fame che Emma Bonino ha intenzione di intraprendere. Dopo aver introdotto così la notizia
EMMA BONINO, CANDIDATA DEL CENTROSINISTRA A GOVERNATORE DEL LAZIO, ANNUNCIA DA MILANO CHE NEL POMERIGGIO CIOMINCERA' LO SCIOPERO TOTALE DELLA FAME E DELLA SETE PER CHIEDERE UN DECRETO CHE RIPRISTINI - DICE - LA LEGALITA' DEL PROCESSO ELETTORALE CHE, A SUO GIUDIZIO, VEDE VIOLATA LA LEGGE. MA SENTIAMO LE PAROLE DELL'ESPONENTE RADICALE.

il buon Paolo di Gianantonio fa partire il servizio.



Ora, mi chiedo, chi l'avesse visto in tv senza essersi preso la briga di approfondire altrove la cosa, che cazzo ha capito? Perché Emma ha deciso di iniziare l'ennesimo sciopero della fame? Come mai il Tg1 ha così macroscopicamente occultato le motivazioni?

Il vincitore morale

Questa sera a cena, mia sorella mi ha fatto notare le sottili e pungenti critiche presenti nel testo della canzone che Cristicchi ha portato a Sanremo, che fino ad oggi avevo ascoltato, distrattamente, solo una volta. Purtroppo non sono un fan e quindi non so dire se questo è il solito stile di Simone (ma immagino di si) o meno, però direi che si contrappone in maniera eccellente alla sciatta, triste, iperbanale e retorica descrizione dell'Italia che ci ha dato, rischiando pure di vincere, il fantastico trio formato dall'esiliato, il tinto (no, non è Berlusconi) e da quell'altro che non mi ricordo nemmeno chi sia.

Update: segnalo l'ottimo editoriale di Gramellini su La Stampa

Forse cercavi...


Non usa più mettere i suggerimenti? Così almeno ad uno gli viene il dubbio d'aver scritto una fregnaccia...

21 febbraio 2010

A pensar male si fa peccato...

...ma spesso ci si azzecca.

Quando si dice investire sul futuro...

Mentre in Italia sottraiamo (a causa della crisi, dicono loro) denaro pubblico ai programmi per garantire un'accesso ad internet decente per tutti, negli Stati Uniti invece, per combatterla, la crisi, si decide di spendere dei soldi per collegare chi non è collegato e migliorare la velocità di chi lo è già, partendo dagli enti pubblici: edifici scolastici, studi medici e strutture ospedaliere, etc.

Non è un'idea stupida: pensate a quante cose si potrebbero fare se, prima di tutto le istituzioni, e poi, i cittadini (ad oggi ancora il 12% degli italiani non può avere una connessione a banda larga) fossero in rete. Rilascio di certificati, pagamenti, un sacco di cose che ci fanno perdere tempo e denaro e che potrebbero essere fatte comodamente da casa o dal posto di lavoro.

Il digital-divide è un problema che con l'esplosione di internet e dei servizi che si possono trovare online sta diventando ogni giorno più difficile da affrontare. Di fatto, chi abita fuori dai grossi centri urbani, dove per gli operatori è conveniente investire in apparecchiature per la banda larga, è tagliato fuori. Collegare questo tipo di utenti è spesso un costo che aziende che operano sul mercato (siamo davvero in un'economia di mercato? facciamo finta di si per il momento...) non possono permettersi, anche perché spesso sono indebitate fino al collo (ma su Telecom sarà il caso di scrivere un'altro post, mi sa) e si rende quindi necessario l'intervento dello Stato.

Purtroppo però, mentre si cerca di risolvere questo problema, già un altro si profila all'orizzonte: l'ampliamento delle reti attuali. Oggi, la velocità massima per chi è collegato ad internet mediante ADSL è dell'ordine dei 10-20 Megabit/s (in download, ovviamente, dato che per l'upload raramente si arriva ad 1 Megabit/s). Con velocità di punta che si registrano solo per i particolarmente fortunati che abitano a meno di 3-5 km dalle centrali di aggregazione delle utenze. Decine di Megabit che stanno iniziando a diventare scarsi per le applicazioni (una fra tutte, il video, soprattutto quello ad alta definizione) più avanzate che si diffondono in rete.

Il collo di bottiglia è rappresentato dalla cosiddetta rete di accesso, una delle due distinzioni in cui viene solitamente suddivisa la rete fisica di un operatore telefonico o provider internet: si tratta della miriade di fili perlopiù di rame che parte dalle centrali dislocate sul nostro territorio per raccogliere il traffico (telefonico e dati) degli utenti per raggiungere le nostre case. Mentre questa, appunto per la tecnologia ormai obsoleta del cavo in rame, permette velocità piuttosto limitate, negli ultimi 10-15 anni gli operatori hanno investito molto (anche in eccesso, installando capacità inutilizzata) sulla cosiddetta rete di trasporto, ossia la rete che ciascun operatore possiede per smistare il traffico, una volta che è stato aggregato, su tutto il territorio nazionale. Questa rete è solitamente composta da qualche decina di nodi (il più delle volte coincidenti coi principali capoluoghi del Paese), collegati da svariati collegamenti in fibra ottica, che vanno a costituire molto spesso un'enorme capacità installata, ma purtroppo raramente sfruttata appieno. Se quindi la seconda è una rete estremamente veloce e performante, purtroppo la prima, a causa della sua pervasiva e capillare diffusione, non lo è affatto, in quanto un suo rinnovamento richiede spese ingenti.

Da anni si discute perciò di effettuare questo inevitabilmente lento quanto necessario passaggio, è però, secondo la modesta opinione di chi scrive, quantomai necessario passare dalle parole ai fatti, perchè il treno della ripresa economica, passa anche da questo, e non possiamo assolutamente permetterci di perderlo.

18 febbraio 2010

Prove di Net Neutrality...e in Italia?

Al recente Mobile World Congress, in corso in questi giorni a Barcellona, Verizon annuncia che non opporrà più limitazioni a chiamate e chat Skype sulla sua rete. Il tema è davvero di quelli che scottano: si tratta della tanto dibattuta Net Neutrality.

Da anni in rete si discute di in cosa debba consistere un accesso ad internet. I modelli che si scontrano sono solitamente due: il punto di vista delle telco, le grandi compagnie telefoniche e gli operatori di accesso ad internet (come Telecom, Infostrada, Fastweb, Vodafone, ecc.) e quello degli utenti e di chi offre servizi su internet (come chi offre servizi di messaggistica tipo Messenger o Skype, gestori di posta elettronica, video sharing come Youtube, ecc.).

Ai primi, che offrono l'accesso e la banda, piacerebbe monetizzare tutti o buona parte dei bit che transitano sulle loro reti, ponendo limiti e soglie a gran parte delle nostre attività in rete. Succede già nelle reti ad accesso mobile, in quanto l'etere, essendo una risorsa di banda molto scarsa, deve essere gestita con estrema (eccessiva?) parsimonia.
Skype e tutti gli altri software di messaggistica/chiamate voip si mettono infatti in concorrenza coi tradizionali servizi di telefonia e SMS degli operatori telefonici, che hanno margini spropositati su questi servizi, rispetto al loro reale impatto sui costi (una chiamata voce nella peggiore delle ipotesi occupa qualche Kb/s, a fronte di un'offerta che spesso è di centinaia di Kb/s, per non parlare di un messaggio di testo, che consta di poche decine di byte e che ha un costo praticamente nullo per l'operatore telefonico il quale ce lo rivende spesso a più di 10 centesimi di euro!).
In pratica è un po' come se quando andate in autostrada, al momento di pagare il biglietto vi venisse fatto pagare un prezzo diverso a seconda del fatto che abbiamo transitato in prima, seconda o terza corsia, andando quindi a velocità più o meno alta.

I secondi invece, si battono per avere, appunto, una rete neutra, nel senso che l'operatore dovrebbe fornire solamente l'accesso e farsi pagare per questo, senza costi aggiuntivi per qualsiasi servizio di cui si fa uso (o al massimo offrirli ma in alternativa a quelli che ci sono, e non in esclusiva).

In Italia ormai siamo abituati da anni alle associazioni dei consumatori che strillano e agli operatori che fanno orecchie da mercante (coi costi per SMS e chiamate più cari d'Europa), chissà se il dibattito in corso negli Stati Uniti arriverà prima o poi anche da noi...